Good-bye, Vecchia Strina!...
"La Vecchia, 'nsipita, ci acchiana l'àcitu lu lignu è fradiciu...pensaci tu.." Non so cosa c'entri con le successive sequenze, ma con le intermittenze della memoria, sicuramente sì...
Peculiare della drammatizzazione dei miti in cui Alia è immersa come in una notte silente di plenilunio, è la cara "Vecchia Strina", alla quale, non è esagerato dire, siamo legati come a nonni e a "nannìculi", diversa dalla metamorfica, planetaria, Befana, che prima usava come mezzo di locomozione aerea la vecchia scopa di "scuparina" , munita di "vastuni", o, a limite, la "Pippo", e che ora, invece, non disdegna muoversi attraverso i veicoli dei multimedia...
Da "Viene, viene la Befana... Viene. viene... È notte fonda... Come stanca la circonda neve, gelo e tramontana" di Zivani siamo a "Ti mando l'oggetto by Internet... a lot of Peruvina basia...". La nostra cara Vecchia Strina, anche se negletta, va alla pedona o con le sole, non remote, alternative di un mezzo comunale o di misericordevole attitudine, ed ha la caratteristica importante nella storia delle tradizioni, come nella storia dell’ arte, di essere rimasta identica a se stessa evitando di essere travolta da alienanti maquillages attualistici che ne cancellerebbero, definitivamente l'immagine.
Mentre la vecchia, greca, Befana, è diventata multinazionale, la latina Strina è rimasta proletaria, e si muove o a piedi o a dorso di mulo, andando in giro per il paese sulla tarda dell'ultimo giorno dell'anno, bussando alla porta non si sa se per dare o per ricevere, mentre tu, "comu un trucculuni", per quanto prossimo alla pubertà, seduto attorno al braciere, gestito dalla nonna, sgrani gli occhi, guardando alla porta e intravedi, nel varco, persona a cui l'ava ti aveva preparato dal viso incipriato e dai lunghi capelli di stoppa biondeggianti come allungata pasta-artigianale'>pasta in lavorazione di bon bon che si vedevano nascere sulla balàta di un dolcificio sotto le bianche vele della fiera, nella festa della Madonna che mille volte, ti faceva inghiottire l'acquolina che saliva alla vista delle mille leccornie. ..
"Nguè... 'nguè.. zitti la ma', ca stuppa ci n'è!...". La Vecchia Strina non arrivava sola, ma aveva tutto un corteo come di "tacchina con l'altrui covata" di pascoliana memoria e dava l'impressione, più che di dementia senilis, della forsennatezza di donna stanca ormai di maternità e in balìa dì una incalzante menopausa, così come, ormai studenti di prima media, potevamo imnaginarci la profetessa Cassandra, lei, matura virago, però, attraverso gli endecasillabi sciolti con cui Monti ci dava in pasto l 'Iliade... .
A quell'età, "comu trucculuna", aspettavamo la Vecchia Strina, in casa, come ora, qualche nostro coetaneo/a aspetta, ancora, il Principe Azzurro o l'Azzurra Principessa... mentre i dodicenni d'oggi, o giù di lì, invece di aspettare, in casa, vanno a mangiare una pizza, sotto i "feudali" Archi dei Fratelli Leone.
Il vario insieme di segni del passaggio della Vecchia Strina lo percepivi, già, entrando nel primo sonno, nel tuo lettino, attraverso la sensazione di tramestii, che la memoria offriva all'elaborazione di sogni, di cui, poi al mattino di capodanno avresti avuto conferma nella presenza del cappottino, dalle maniche, insolitamente, gonfie, penzolante come un condannato, dinanzi ai tuoi occhi che rivedevano la luce dopo tante ore di profondo sonno, nonostante il traccheggio della notte.
Good bye, cara matura, Vecchia Strina, dal volto familiare e amico di tanta gente del popolo, passata per questa "pìcciola vigilia de' sensi..", come dice il nostro Dante!...
Dobbiamo, definitivamente, dirti addio, con l'avvento del terzo millennio, o dobbiamo ancora sperare in qualche altro tuo "tuppuliuni", che ci farebbe trasalire, perché inatteso, nell'ultimo giorno del primo anno del prossimo millennio, col tuo usual, autentico look, in una nuova temperie in cui opinabili ragioni di marketing potrebbero sottrarti, senza possibilità di appello, alla tua francescana peregrinazione da porta a porta?…
di Didacus
- pubblicato in " La VOCE della Mamma " di Alia, nr.4/99, pag. 8
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